La colletta della Misericordia

 “Buongiorno c'è la colletta alimentare”! “Adesso no”, risponde la signora. “Ma dopo è tardi”, replico io. La signora si inchioda davanti all'ingresso del supermercato, fa dietrofront e viene verso di me e Anna, che sta facendo la colletta con me. “Lo sai perché non la faccio”? - mi dice, brandendo il dito indice nell'aria - Perché poi gli alimenti li prendono quelli che non c'hanno bisogno, gente che c'ha due stipendi e sta molto meglio di me; li conosco bene”. Ormai di collette sulle spalle ce ne ho un bel po’ e quando qualcuno tira fuori queste obiezioni (accade sempre!), magari anche legittime, per me è il momento di ridomandarmi perché sono lì. Sono lontani i tempi in cui replicavo, lancia in resta, in difesa dell'opera e del Banco. Nel tempo qualcosa è cambiato, io sono cambiato e una replica puramente reattiva neanche mi viene più. “Beh certo è un problema, il Banco tenta di limitare questi fenomeni chiedendo alle Associazioni una documentazione fiscale dei propri assistiti, ma è probabile che qualcosa sfugga e non vada come deve. Noi facciamo quello che possiamo”. Tutta qua la mia risposta. Ormai ho imparato che non sono lì a difendere l'opera perfetta, perché l'opera perfetta non esiste. È l’esperienza della differenza che passa fra alzare muri e costruire ponti, fra la dialettica e il dialogo. Chiacchieriamo un paio di minuti a questo “livello” dopo di che lei entra nel supermercato. Quando esce mi porge un pacco di zucchero e uno di pasta e mentre li prendo esclama: “Però ci sono anche quelli che hanno bisogno”. Che meraviglia. La ringrazio e se ne va. Potrei anche chiudere bottega e andarmene, cosa deve accadere ancora? Cosa voglio di più da una giornata come questa? Davvero c'è qualcuno che opera attraverso me, un pacco di pasta e uno di zucchero. Anche questa è Misericordia. “L’anno Santo è finito, ma la Misericordia non finisce”, ha ricordato il Vescovo, pochi giorni fa. Ecco perché faccio la colletta: divento più umano. Ogni anno più “disarmato”, senza la pretesa di sfamare il mondo o convincere la gente a partecipare, ma semplicemente stando di fronte alla porta del supermercato, a prendere quei pochi “no” e quei tanti “si” (ma l’inverso sarebbe lo stesso). Chi obietta non è uno da convincere, è uno da incontrare, ascoltare, con cui dialogare. Mi accorgo che negli anni è nato un interesse per le persone che incontro, una passione per l’umano. La colletta mi ha educato, non posso non riconoscerlo.

A fine giornata il mio cuore è lieto e questo mi basta, perché è la verifica di quanta Misericordia sono stato oggetto anche quest’anno.

Lettera firmata, Terni